Il Passaggio Generazionale di un’azienda o di uno studio professionale è un’operazione molto complessa che può incrinarne gli equilibri interni fino a comprometterne la continuità operativa, così come logorare i rapporti fra le persone coinvolte.
Dobbiamo essere consapevoli di governare sia gli aspetti di natura fiscale, legale, finanziaria, patrimoniale e societaria, sia quelli riguardanti la sfera emotiva dei titolari dell’impresa, dello studio e della loro famiglia.
L’imprenditore, il titolare o i soci di studio vanno preparati facendo capire loro che il Passaggio Generazionale non può essere evitato e che dovranno fare i conti con una realtà di vita che muterà, con giornate che dovranno essere riempite di altro e in qualche caso anche con una disponibilità finanziaria ridotta.
A CHI DEVE AFFIDARSI L’IMPRENDITORE?
È inevitabile il ricorso a consulenti esterni. C’è bisogno del commercialista, dell’avvocato, del consulente finanziario, di quello patrimoniale, del coach, dello psicologo.
Ognuno per le proprie competenze e tutti insieme per realizzare un Passaggio Generazionale quasi perfetto (la perfezione non esiste e alla fine nemmeno ci piace) che assicuri quindi continuità aziendale, creazione di nuovo valore, di armonia e rispetto dei ruoli fra gli attori protagonisti.
I consulenti esterni dovranno indirizzare i vertici aziendali a delegare quei compiti svolti fino ad allora in prima persona, ad inserire nuovi manager o temporary manager, a cui affidare la gestione dell’azienda nelle more di un’operazione così lunga e complessa.
Avranno il compito di redigere un Modello di Business, scegliere lo strumento giuridico più idoneo, definire nuovi modelli di governance, attrarre eventuali acquirenti in caso nessun erede sia interessato a proseguire l’attività o non abbia la voglia e le competenze per farlo.
È fondamentale poi che vadano a vedere cosa c’è “sotto il tavolo”, non limitarsi a guardare la punta dell’iceberg ma mettere gli occhi sotto il livello dell’acqua dove ristagnano le criticità di una famiglia, oscure persino ai suoi componenti.
Il più delle volte le complessità di un Passaggio Generazionale non derivano dagli aspetti tecnici ma da quelli emotivi o addirittura psicologici.
I consulenti devono adoperarsi affinché le questioni aziendali restino separate da quelle familiari e soprattutto comunicare bene il loro ruolo chiave per la buona riuscita dell’operazione.
Il Passaggio Generazionale non è solo una questione personale e familiare, ma un progetto articolato e complesso che assume una dimensione multidisciplinare. Toccare le corde giuste delle persone coinvolte, evitare la sovrapposizione tra impresa e famiglia rende duplice la sfida: affrontare aspetti tecnici (hard issues) e aspetti emotivi e psicologici (soft issues), partendo sempre dal principio che l’attenzione del senior è sempre più rivolta alle questioni di tipo hard, non sufficienti di per sé a garantire la piena riuscita del progetto.
LE STRATEGIE VANNO CONDIVISE
Ma riusciamo a trovare una soluzione condivisa tra tutti? E una volta trovata usare una comunicazione efficace per trasmetterla all’imprenditore o professionista uscente e al successore designato?
Sicuramente sì, perché un buon professionista deve saper lavorare in team e mettere le sue idee al servizio della causa comune.
È imprescindibile creare un clima di fiducia, armonia, condivisione e coordinamento all’interno del team per far sì che le competenze singole possano essere veicolate al raggiungimento dell’obiettivo.
CONSULENTE PATRIMONIALE
L’esperienza mi ha aiutato a trovare una strada ancora più efficiente ed efficace che evita la frammentazione dei ruoli professionali: questa strada conduce al consulente patrimoniale.
Colui diventa un unico riferimento per le esigenze patrimoniali globali, unisce le diverse competenze e figure professionali fondamentali per confezionare un Passaggio Generazionale taylor made, creato su misura per le esigenze del cliente.
Un unico interlocutore accelera i tempi dell’operazione e in molti casi ne riduce anche i costi.
Il consulente patrimoniale è un professionista con competenze ad ampio raggio, che ha la capacità, la preparazione tecnica e mentale e la sensibilità essenziali per individuare le esigenze di una famiglia che si appresta ad affrontare un progetto così complesso.
È ovvio che il consulente patrimoniale ha un proprio team di esperti, ma sarà lui il coordinatore degli altri professionisti e l’unico referente per il cliente, con il quale ha già instaurato un rapporto fiduciario e creato quell’empatia dalla quale non si può prescindere mai!
COACH
Insomma, deve essere anche un Coach. Il Consulente deve dare le risposte giuste, il coach deve fare le domande giuste!
Per conoscere la persona, la situazione familiare, la sua attività, i suoi affetti, il suo patrimonio e per aiutarlo a capire quali sono le sue reali necessità, gli obiettivi e la strategia per raggiungerli!
Ecco che il coach fa domande per evocare consapevolezza nel cliente, per aiutarlo ad accedere al proprio bagaglio di esperienze ed accompagnarlo verso una realtà a lui più funzionale.
Ma allo stesso tempo ha competenze per costruire un team, creargli un’organizzazione di lavoro e motivare adeguatamente i suoi componenti.
Insomma, è il miglior partner del cliente nel difficile percorso di un Passaggio Generazionale.
Se poi il Consulente Patrimoniale, come nel mio caso, è anche un Coach professionista, allora il cliente parte davvero avvantaggiato!
Nel prossimo articolo parlerò proprio del “Cliente nel Passaggio Generazionale”.